Le zecche appartengono alla sottoclasse degli acari e rappresentano fin dall’antichità un grande pericolo per l’uomo e per numerosi animali a causa delle numerose malattie che possono trasmettere: borelliosi (malattia di Lyme), rickettosi (febbre Q.), spirochetosi, arbovirosi, piroplasmosi, ecc.
Le zecche più comuni appartengono alla famiglia degli Ioidi (zecche dure) e a quella degli Argasidi (zecche molli dei colombi). Il ciclo biologico (uovo, larva, ninfa, adulto) può essere complesso interessando più ospiti intermedi ed anche la durata è assai variabile da pochi mesi ad alcuni anni. Questi artropodi succhiatori di sangue presentano alcune curiosità , ad esempio le forme giovanili hanno sei zampe mentre gli adulti otto come ogni aracnide che si rispetti e, cosa ancor più stupefacente, riescono a sopportare lunghi periodi di digiuno, anche più di un anno, nell’attesa di poter parassitizzare il loro ospite.
La lotta può interessare grandi areali soprattutto ove viene praticata la pastorizia oppure ove vi sono problemi di randagismo canino nonché nelle aree urbane a grande infestazione di piccioni. Da ciò consegue la necessità di tenere sotto controllo il fenomeno del randagismo e di occuparsi attivamente degli stormi di colombi delle nostre città. Pratica di una certa importanza risulta l’intervenire asportando le feci dei colombi e procedendo anche ad interventi complementari di disinfezione. Per i ricoveri degli animali da reddito o d’affezione è bene organizzare interventi periodici in quanto la diffusione di questi parassiti sta interessando sempre più vasti areali con catene “epidemiologiche” sempre più ramificate dalle piazzole di parcheggio e ristoro delle autostrade (zecche dure dei cani) ai sottotetti delle nostre case (zecche molli di piccioni).
Sono gli infestanti più comuni, dopo le blatte, in ambiente urbano. Il randagismo per lo più felino e la presenza di ratti sono le fonti di infestazione di scantinati, solai, aree dismesse, depositi, ecc.; da questi le pulci possono poi invadere abitazioni ed uffici adiacenti. Le specie relative agli ospiti specifici sono la pulce del gatto (Ctenocephalides felis), la pulce del cane (C. canis) e quella del ratto (Xenopsylla cheopis). Ogni femmina produce nella sua vita, che dura anche un anno, diverse centinaia di uova. Le larve vermiforme vivono negli interstizi dei pavimenti, nei ricoveri degli animali, tra i peli di tappeti e moquette; si mimetizzano ricoprendosi di detriti, polvere e rifiuti, fonti tra l’altro di cibo. Dopo tre brevi stadi di crescita, le larve mutano in ninfe, immobili ed anch’esse ben mimetizzate, dalle quali usciranno le pulci adulti pronte a saltare su un ospite specifico per succhiarne il sangue. In mancanza di questo possono assalire e pungere persone che si trovino a passare nei paraggi. In condizioni ottimali il ciclo completo si conclude in circa tre settimane. Possono quindi susseguirsi parecchi cicli in un anno, concentrati in particolare nei mesi estivi. Per il controllo delle pulci bisogna fare un primo trattamento ad elevato potere abbattente per risolvere il problema immediato determinato dagli insetti adulti. Quindi eseguire un’accurata pulizia per eliminare polvere, detriti, rifiuti e con essi uova e stadi giovanili. Utilizzare aspirapolvere forniti di sacchetto di carta asportabile, che verrà distrutto. Lavare tutte le superfici che saranno nuovamente trattate con un insetticida residuale. Anche le pulci possono trasmettere patologie all’uomo e agli animali, per esempio la teniasi provocata dal Dipilydium caninum